La morte e il morire nella civiltà contadina reggiana
La morte e il morire nella civiltà contadina reggiana
Cecilia Simonazzi
["Ager Veleias", 5.01 (2010)]
Questi "modi di dire" sulla morte e il morire nel Reggiano fanno parte di una piccola ricerca sulla mia famiglia … Ero colpita da come la società contemporanea avesse reinterpretato o tentato di cancellare i segni di quella che è la naturale parabola della vita: la morte. Osservando con maggiore attenzione quei segnali che mi riportavano a questa reinterpretazione, mi accorgevo di come continuamente la nostra società respingesse immagini come la vecchiaia, la morte, la malattia. Alla parola morte erano stati sostituiti termini come scomparsa, è mancato, perdita, sonno eterno. La civiltà contadina invece, a cui appartengo per metà, ha un rapporto più schietto con la morte, a volte anche ironico. È semplicemente il ciclo naturale nella vita: il grano si semina, matura e poi viene raccolto. Di conseguenza si nasce, si cresce e si muore. Tutto ciò viene sentito naturalmente: è l’ineluttabilità della vita.
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